Gli inediti di Barbara Rabita
L’adesione ai canoni estetici, sempre più distanti da una naturale realizzazione e infatti affidati all’artificio e alla manipolazione, diventa un diktat al quale sembra impossibile sottrarsi, a causa di una comunicazione mainstream pervasiva e unilaterale e una dilagante inconsapevolezza dei significati veicolati dalle immagini.
In questi inediti, dove a prevalere è un senso nemmeno troppo velato di ironia, Barbara Rabita mette alla berlina comportamenti vuoti e stereotipi pericolosi, trasformando il verso in lama chiamata a squarciare il velo di Maya che ancora tiene lontani da una visione cosciente e coscienziosa dell’esistenza, nella quale la trasformazione cieca del corpo o un suo strenuo abbellimento non concede, di fatto, nessuna salvezza.
I VESTITI PARLANO DI NOI
SOCKS DISREGARDED (CALZINI A PARTE)
Lo specchio sussulta
nella visione smerigliata
dei calzini corti,
eccolo un difetto
di cui ridere e parlare.
Rifaccio il verso alla vita
che mi vorrebbe bionda
senza smagliature nelle vene,
un cuore forte di vecchia
e, finalmente, rughe a profusione.
CERBERA
La vecchia cerbera osseggia
sui fianchi sottili, batte
ritmicamente il cemento
con tacchetti in pelle.
Filiformi le gambe
accarezzate dal pizzo nero
si alternano malferme
e nervose su equilibri
di un tempo.
Canticchia,
i solchi sulle labbra convergono
attorno al filtro di marlboro consumata.
Felice della taglia
prova allo specchio
una gonna zingaresca
le rose di ciniglia si schiudono
nella vanesia rotazione.
Calpesta la vecchia
le spine cadute, un rumore
di vetri infranti
un sentore di sogni infanti.
IL GIACCONE
Appeso a una spalla
pende da un lato
come un ubriaco
preso sotto le ascelle
e trascinato dalla polizia.
Oggi conservo il giorno
in piuma d'oca, lo riparo
dagli spifferi della rabbia
lascio nelle tasche
utili silenzi.
Ricavo mangime di scarto
dal bolo delle relazioni
meglio restarsene a gambe incrociate
a fissare il soffitto
che nel suo bianco
sa di ragni e coccinelle.
ASPETTATIVE
L'elastico lento della tuta
poggiava scomposto
lungo i fianchi
Mi sorridevi con il bicchiere
di zenzero in mano
la gola piccante
e un'alba fredda solida
sulle ali dei piccioni.
Ci aspettava un viaggio
dalle lunghe ombre
spezzate dal guard rail
E il celestino del cielo
così in tinta
con il furgone che tentava
un sorpasso.
DIVANI E CONSUMO
Osservo un divano bianco
stropicciato, che di culi ne ha visti
tanti e con una smorfia di disgusto
fa segno che può bastare.
Vedo nei negozi
un'infinità di borse e scarpe
di plastica, che faranno male
a spalle e piedi, la fatica
che va di moda.
Ci vendiamo per pochi euro
siamo rifiuti indifferenziati
e umidi al tatto, il percolato
dei pensieri cola
dal bordo dei cervelli.
Mi vendono stracci sintetici
a caro prezzo, spacciano
scampoli di merda
come seta o cotone,
lavorati in laboratori
senza sbocchi d'aria.
Sono presa, presa
dalla paccottiglia del vivere
pochi centesimi di resto
e qualche buono sconto
fino al prossimo acquisto.
Barbara Rabita (Milano, 1967) è insegnante d'inglese in una scuola secondaria di primo grado; è
laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e ha frequentato il biennio universitario post laurea per conseguire l'abilitazione all'insegnamento (2002). Ha pubblicato la raccolta di poesie scritta con Antonio Laneve Convergenze (Libeccio edizioni) e la raccolta Poliedri (Libeccio edizioni - CTL ).Alcune sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste e antologie. È nel Direttivo del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza e del Centro Puecher di Milano. Fa parte di BIPA (Biennale di Poesia fra le Arti).
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