Alessandra Corbetta
Le poesie di Jonathan Galassi
Due poesie da North Street (2000) di Jonathan Galassi.
La poetica di Jonathan Galassi confonde lo sguardo con gli oggetti dello sguardo, come nel racconto di un uomo non più giovane – non ancora stanco. La città, il tempo, le abitudini, gli affetti e i dispiaceri occupano un ruolo nella sua lirica come frammenti di un’originale unicità smarrita. Il linguaggio asettico, soppesato con precisione matematica, integra in questo smarrimento suggestioni colloquiali ed espressioni surreali. Le conclusioni sono svuotate di senso. Non giunge alcuna risoluzione, ma ancora e ancora il preludio a un altro volo pindarico nello spazio stretto della vita vissuta.
Giovinezza,
scivola tra le dita
come danaro che pensavamo di avere
e persiste solo il retrogusto–
come sale, come acqua, come piombo.
Io ho speso la mia ad aver paura.
Lo riconosco adesso nelle tenere
ombre che si delineano sul muro:
Una è solenne e sottile,
l’altra è agitata e minuta.
Molto presto saranno grandi.
Le stringo e quasi annego
nella luce raccolta in quel punto.
Quasi–ma il lampo si è estinto.
Ora vive nel loro sguardo ferito illeggibile,
nella loro pelle, sulle loro labbra, il loro taglio sconcertante,
nella terribile novità che sono.
Flâneur
New York senza di lui non è più la stessa:
non più ritardo, non più lunghi pranzi a Il Giglio,
non più rincorrersi al telefono, parlare ai cani, camminare senza meta,
o notti lubrificate a fomentare
un’invettiva romana, precisa e crudele:
il nostro istante sanguinante alle sue radici gialle
in fila su misura come i suoi abiti da Predatore,
canta per l’inconsapevole del fatto che sapevano
di un solo sopravvissuto dei Felici Pochi.
Chi indossa più abiti civili? Chi si aggiusta
i polsini, o sistema il fazzoletto al colletto?
Chi passa ore a setacciare Broadway, studente segreto
di seduzioni, predomini, frodi, smanie,
e poi si taglia e si volta verso il suo schermo al neon
per localizzarle, simplex munditiis ?
Uomo di qualità ma privo d’illusioni,
che mette in vendita con feroci giochi di prestigio,
che rende virtù un fiore all’occhiello
e scruta la folla in basso…. Come definì Baudelaire
il dandy: sole al tramonto,
Ercole dell’assistenzialismo, aristocrazia di uno solo,
vate nelle connessioni che comprende
che l’amore è tempo e denaro, e disprezzo
l’ultimo rifugio di un uomo in preda al dolore….
Freddy, New York è in declino.
Ha bisogno di un’emorragia per il suo cuore malato,
e di un Cavafis infreddolito per la sua serata.
La dama dipinta ti reclama a casa
dai locali a luci rosse della tua Roma
per un ultimo dito di Old Rarity.
Infila le tue scarpe da milioni di dollari,
prova le vecchie pose:
Il tuo naso ti porterà dov’è il set
perché cosano, perché sono la cosa migliore.
Youth,
it falls through the fingers
like money we thought we had
and only the aftertaste lingers–
like salt, like water, like lead.
I spent mine being afraid.
I see it now in the tender
shadows that loom on the wall:
One is solemn and slender,
the other is wired and small.
Very soon they will be tall.
I hold gone.
Now it lives in their wounding unreadable stare,
in their skin, on their lips, their bewildering hair,
in the terrible newness they are.
them and nearly drown
in the pooled brightness there.
Almost–but the lightning’s
-
Flâneur
New York without him never is the same:
no late, long lunches at Il Giglio,
no phone tag, dog talk, aimless walks,
or lubricated nights to fuel
Roman invective, accurate and cruel:
our minute bleeding at its yellow roots
in line as tailored as his Huntsman suits,
sings for the unsuspecting that they knew
a sole survivor of the Happy Few.
Who wears street clothes anymore? Who shoots
his cuffs, or stuffs his napkin in his collar?
Who pans for hours down Broadway, secret scholar
of glamours, powers, frauds, cupidities,
then cuts and swivels to his neon screen
to pin them down, simplex munditiis?
Man of qualities but not illusions,
who deals in them with savage sleight-of-hand,
who makes a virtue of a butonnière
and stares the crowd down…. How did Baudelaire
define the dandy: setting sun,
Hercules of welfare, aristocracy of one,
seer in contacts who acknowledges
that love is time and money, and disdain
the last refuge of a man in pain….
Freddy, New York is on the wane.
She needs a bleeder for her cankered heart,
a cold Cavafy for her evening.
The painted lady wants you home
from the fleshpots of your Rome
for a last finger of Old Rarity.
Tap in your million-dollar shoes,
put the old poses to the test:
Your nose will lead you where the shooting is
because they cost, because they are the best.
(Traduzione a cura di Stefano Bottero).
Jonathan Galassi è un editore, letterato e poeta statunitense. Direttore di Farrar, Straus and Giroux, ha curato traduzioni di Montale e Leopardi. Ha pubblicato le raccolte di poesie Morning Run (1988), North Street (2000) e Left-Handed (2012). Nel 2015 esce Muse, il suo primo romanzo.
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