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  • Immagine del redattoreSara Vergari

Editoriale Alma Gender (appuntamento n°9)

Continuano le uscite di Alma Gender, volte a sondare la questione del gender in poesia.


Ricordiamo che chi volesse segnalarci studi o ricerche su questo argomento o desiderasse contribuire ad arricchire con competenza il dibattito, può farlo scrivendo a redazione@almapoesia.it, specificando in oggetto “Editoriale Alma Gender”; tutto il materiale pervenuto verrà sottoposto a lettura e quello ritenuto più interessante e valevole verrà proposto all’interno del progetto.


Le autrici della Letteratura italiana. Per una storia dal XIII al XXI secolo, a cura di Daniela De Liso

 

È ormai noto, dopo non poca fatica, che il Canone letterario e scolastico risulta quasi esclusivamente maschile. Altrettanto evidente ci appare che nella storia ci sono state grandi mistiche medievali, pensatrici umaniste, rivoluzionarie, scrittrici che hanno interpretato le società e i mali del loro tempo. Messe a margine, scartate, silenziate, ci troviamo ora di fronte a una lacuna storiografica che necessita di una prospettiva diacronica e diacritica che ricollochi queste autrici al loro posto. Non solo ripubblicarle, rimetterle sul mercato dunque, ma inquadrarle in una prospettiva storica e culturale. È quanto prova a fare il volume Le autrici della Letteratura italiana a cura di Daniela De Liso (Paolo Loffredo, 2023) che, in sette capitoli scritti da studiosi diversi, ricostruisce una storia della letteratura delle donne dalle origini alla contemporaneità.

Il primo saggio, scritto da Maria Di Maro, “Dalle origini al Quattrocento”, deve per forza fare i conti con la penuria di fonti, la sola tradizione manoscritta, e spesso in forme secondarie quali le antologie. Le due autrici a cui viene dedicato maggior spazio sono Compiuta Donzella e Caterina da Siena, che rappresentano anche i due filoni di scrittura principali del tempo, ossia la lirica amorosa e la produzione devozionale. Per il Quattrocento viene invece dedicato ampio spazio a Isotta Nogarola, umanista per eccellenza e di cui abbiamo ampia disponibilità di lettere, e Cassandra Fedele, intellettuale veneziana attiva nel circolo umanistico dell’Università di Padova.

“Il Cinquecento”, a cura di Daniela De Liso, tratta il secolo del petrarchismo, ma anche di un periodo fruttuoso per le donne, che sempre più entrano nelle accademie e si fanno notare dall’editoria veneziana. Nel 1559 esce un volume che raccoglie sole liriche di donne, Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne, prima opera di questo genere. È una dimostrazione di come il petrarchismo avesse influenzato tanto la scrittura maschile quanto quella femminile. Diversa è la condizione dell’Italia controriformista post Concilio di Trento, dove le donne hanno molto meno margine di libertà e possono muoversi solo nel solco e nell’emulazione maschile. Centrale è il nome di Gaspara Stampa, moderna nel suo esprimere senza censure turbamenti, piaceri fisici e sentimenti.

“Il Seicento”, raccontato da Valeria Merola, raccoglie l’eredità cinquecentesca per porsi il problema dell’autorappresentazione femminile, andando alla ricerca di un’identità in un numero sempre maggiore di campi artistici. Ci si sofferma poi sulle poetesse Francesca Turina Bufalini, Margherita Sarrocchi, Margherita Costa e Maria Antonia Scalera Stellini, una delle prime donne a essere ammessa all’Arcadia.

“Il Settecento”, scritto da Valeria Tavazzi, si apre con un importante evento per la storia della cultura femminile, l’esposizione, in calce a La Bellezza della volgar poesia di Crescimbeni, dei requisiti per ammettere le donne in Arcadia. Le intellettuali accolte partecipavano a tutto tondo a questo movimento e istituzione, dovendo però spesso fare i conti con reticenze o con quanti mettevano in dubbio la maternità dei loro scritti. Il saggio passa poi in rassegna molti nomi facenti parti dell’Arcadia suddivisi tra autrici di lirica, saggi, teatro e infine giornaliste e traduttrici, sottolineando la varietà dei ruoli ricoperti.

Francesca Sensini apre il saggio dedicato all’Ottocento sottolineando uno dei più forti e pregiudiziali immaginari legati alla femminilità nella storia, quello che all’uomo appartenga la ragione e alla donna il cuore e l’emozione. Con questa lente per molto tempo si è interpretata la scrittura femminile, confinandola nella sfera intimistica e ancillare. Fortemente radicalizzata nelle strutture ideologiche, la società ottocentesca non avrebbe saputo concepire o gestire l’emancipazione femminile, vista come distruttrice dell’ordine borghese. L’Italia, che sta nascendo sia in senso politico che culturale e identitario, affida così alla donna il ruolo di educatrice nella formazione delle nuove generazioni. Ma se questo si configura come il secolo in cui si afferma il canone letterario italiano, le intellettuali del tempo fanno la loro parte, lottando per includervi anche le scrittrici della storia, quali le grandi poetesse del Cinquecento. Con l’inizio del periodo della letteratura dell’Italia Unita sono molte le autrici di grande valore e che anticipano i temi del femminismo; una su tutte Sibilla Aleramo.

“Il Novecento”, scritto da Virginia di Martino, è certamente il secolo più sdoganato e attorno al quale si è concentrato in misura maggiore il lavoro di recupero della scrittura delle donne. Il saggio ripercorre la storia letteraria del secolo per tappe, soffermandosi su alcune intellettuali che molto hanno dato alla cultura novecentesca: da Anna Banti a Maria Bellonci, da Fausta Cialente a Fernanda Pivano. Per ogni corrente non manca la controparte femminile, come il Neorealismo raccontato da Elsa Morante, Lalla Romano o Natalia Ginzburg. Ugualmente nella poesia si affermano voci imprescindibili come Maria Luisa Spaziani o Amelia Rosselli, inimitabili e fuori da ogni schema.

L’ultimo saggio è dedicato alla contemporaneità ed è scritto da Antonio Daniele. Il nostro presente si trova un lascito e un compito molto pesante nei confronti delle scrittrici, quello di ricucire i vuoti del passato, rimettere insieme i pezzi di un puzzle lasciato incompleto e fornire per la prima volta un canone che non dimentichi metà della letteratura prodotta, quella delle donne. A cavallo trai due secoli troviamo già autrici canoniche, come Dacia Maraini, Patrizia Cavalli, Fabrizia Ramondino, che con la loro scrittura hanno lasciato un’eredità culturale destinata a divenire classico. Entrando nel nuovo secolo giustamente Daniele identifica qualche altro nome in questa scia; si tratta di Michela Murgia, Maria Grazia Calandrone, Chiara Valerio, intellettuali e operatrici culturali a tutto tondo.

Ci troviamo certamente oggi in uno stato di pressoché parità numerica in termini di autrici, intellettuali e agenti del mondo culturale, ma siamo solo all’inizio di un percorso di pieno riconoscimento dell’eredità lasciata dalle donne della storia, all’inizio della sconfitta dei pregiudizi sulla scrittura femminile nel retaggio culturale di ciascuno di noi.



Daniela De Liso, Copertina, Alma Poesia

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