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Immagine del redattoreAlessia Bronico

Commento a "Versi scritti sul muro" di Gesualdo Bufalino

La chiave di lettura de L’amaro miele è suggerita dall’ossimorico titolo, versi di stampo dolente e dolce. La poesia di Bufalino è eruzione di parole che seduce la morte, è luce cupa, luminosità a lutto, seppure non ci sia dimensione luttuosa della morte stessa ma coscienza vivida della sua presenza. Bufalino è in principio poeta, nella raccolta sono presenti poesie che, per la gran parte, risalgono al periodo della giovinezza e sono intrise di vita, la sua. Scatti di buio, bagliori, momenti di sofferenza e altri di felicità: sintesi dell’esistenza umana. Il linguaggio è raffinato, cornice barocca del racconto malinconico della quotidianità che spinge a riflessioni universali.




Versi scritti sul muro


Più lontano mi sei, più Ti risento

farmiti dentro il cuore

sangue, grido, tumore,

e crescermi sul petto.


Più sei lontano e più Ti sento addosso,

fra l’abito e la carne,

contrabbando cattivo,

volpe rubata che mi mangia il petto.



da L’amaro miele (Einaudi 1982)

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