Commento a "Felicità" di Raymond Carver
Cos’è la felicità? Ce lo chiediamo spesso, soprattutto quando ci sembra di non averla mai incontrata e la cerchiamo a lungo e in ogni dove. Ancor più difficile della ricerca è il contorno che cerchiamo di tratteggiarne: come un guizzo di luce, possiamo scorgere la felicità solo dalla penombra, ed è proprio da lì che Raymond Carver in Felicità (da Orientarsi con le stelle, Minimum Fax, 2016, con traduzioni di Riccardo Duranti e Francesco Durante) la scruta e riconosce. Dalla sua stanza appena illuminata dai primi raggi di un giorno che forse sarà uguale agli altri, la felicità si intrufola come un’epifania di quelle che non sfigurerebbero in un racconto di Joyce. La felicità è una carezza gentile, incapsulata in gesti, più che in cose, in attimi, più che in ore. Non è un carpe diem, ma un presente in cui l’eternità si incarna e assume un senso. Un presente di cui dobbiamo appropriarci, perché renderlo nostro significa divenire davvero padroni del singolo attimo di tempo. La felicità è allora una rivelazione, di quelle semplici: sono quegli attimi a costruire mattone su mattone la nostra vita. Parlarne però è difficile e solo un poeta può riuscirci con questa estrema chiarezza: «Felicità. Arriva / inaspettata. E va al di là, davvero, / di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento.».

Talmente presto che fuori è ancora quasi buio.
Sto alla finestra con il caffè
e le solite cose della mattina presto
che passano per pensieri.
A un tratto vedo un ragazzo e il suo amico
venire su per la strada
per consegnare il giornale.
Portano il berretto e il maglione
e una borsa a tracolla.
Sono così felici
che non dicono niente, questi ragazzi.
Mi sa che se potessero, si prenderebbero
sottobraccio.
Il mattino è appena sorto
e stanno facendo questa cosa insieme.
Avanzano lentamente.
Il mattino si fa più luminoso
anche se la luna pende ancora pallida sul mare.
Una tale bellezza che per un attimo
la morte e l’ambizione, perfino l’amore,
non riescono a intaccarla.
Felicità. Arriva
inaspettata. E va al di là, davvero,
di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento.
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