Novità editoriale: "I fiaschi" di Francesco Targhetta
Proponiamo alcune poesie tratte dalla nuova raccolta di Francesco Targhetta I fiaschi (Le Lettere), uscita ufficialmente lo scorso 17 settembre; l'opera ripropone la raccolta I fiaschi, uscita nel 2009 per ExCogita, con l'aggiunta di una sezione, dal titolo Fondi, che contiene una scelta di inediti scritti tra il 2003 e il 2011. La prefazione, in entrambe le edizioni, è a cura di Raoul Bruni.
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La lista di nozze
«E le coppette per la macedonia, la pirofila
laccata in argento, il servizio di flûte,
col destino di essere rinfacciati nelle beghe
di ogni cena, tutti schierati su una tavola
ordinata come riscatto per il catering
di lusso. Per tutta la polvere
che prenderanno stipati nella credenza
buona e per tutta la polvere
che prenderemo durante lo scorporo
dei giorni, credi, bisognerebbe farci
una foto col tavolo imbandito
e non cambiarlo di un dito, per sempre.
E poi andarcene, piano, in punta di piedi».
Dell'estrema scelta
Un'altra notte incerta, questa notte,
dopo la scoperta che le frasi rotte
dall'angoscia sono il frutto più maturo
dell'estrema scelta, come fissare
la marca dei sottaceti, osservarsi
la mano che trema sullo sfondo
dei tappeti in salotto, sentirsi come
in barca con il mal di pancia
tra le finestre della cucina, farsela
sotto per l'arrivo della sera, ostinarsi
a riflettere sul clima, cercare
di scordarsi il proprio nome.
Ogni mattina, poi, mentre ti lavi
la faccia, ti accorgi di non avercela
fatta, perché non scegliere, qui,
vuol dire scegliere eccome.
Souvenir
Comprare il souvenir della vacanza
è un'abitudine anni ottanta,
dei viaggi in Italia coi genitori
e della gita delle elementari.
Ricordo il vaso acquistato in Grecia
lungo la strada da Delfi ad Atene
e quello che ora sta in ingresso,
prodotto in una bottega andalusa
che guardava sul mare. Sebbene
siano di adesso gli ultimi giorni
da ricordare, da tempo ormai
non compro più niente: testimoni
di questi anni sfocati rimarranno
sgualciti biglietti del treno,
un paio di spente foto
e tutta la felicità in meno.
Sfruttamento sentimentale di grandi città
Portici che scappano più li rincorri
verso platani stesi su tramonti
e tabacchi: anche stavolta Bologna
ha nutrito i miei smacchi
con occhi veloci e piogge ridicole.
Avrei voluto non averne bisogno,
ma gli amori li sbricioli così,
rovesciando le tasche
per strade lunghe ed ignote.
La fuga dei velluti verdi
Bisogna per forza stiparlo
a costo di rimetterci il collo, l’abbraccio
nostro attorno ai tavoli da ping-pong,
come a sforzare le caviglie e i polsi
sul linoleum dei sedicianni
spersi, i nostri fianchi più sfatti,
i sabati sera avversi, in mezzo
a questa fuga di velluti verdi?
Tutto quello che stringi
– non capisci? – lo perdi.
Tra i capannoni della zona industriale
Le notti arancioni tra i cementi delle industrie
non spiegano affatto i tuoi sorrisi,
sebbene scivolando sul sedile posteriore
tra le curve delle rotonde europee
ti senta fragile e turbata. Balliamo, stasera,
con cinque birre in corpo e un’inutile
acqua tonica, tanto smaltire non ci interessa
tra i capannoni della zona industriale
la domenica: la vita va maltrattata,
come il dolore.
……………………..Sulla pista hai chiuso
gli occhi sotto i grigi tubi a vista, sbattuta
tra le ombre e imperlata di sudore,
lusingando a intermittenza i ragazzi
e te stessa, tra guizzi di bene che non capisci
e poi sfugge, soprattutto al freddo
delle cinque di mattina su asfalti vuoti e illuminati,
nei parcheggi liberi come la paura.
Qui più che altrove ci sentiamo sprecati,
la parte del tutto che solo consuma.
Subentro
Ho visto il cielo con un'astrofisica
a ripetermi che sono satelliti,
quelli, mica stelle cadenti,
e che stelle cadenti si chiamano
i frantumi dei meteoriti,
ossia scorie
e allora vedi che io non c'entro,
che ha da sola ogni singola cosa
se non fuori
il suo tarlo dentro.
Ghost Track
C’è un fantasma, certe volte, a stare soli
che scacci con l’auto fuori città
verso case di altri, mono in affitto,
foresterie per consulenti,
e trovare nei cassetti diverse
le posate con cui sbucciare
i kiwi e la pelle.
Ma io, lo spettro, vorrei imparare
ad accudirlo nel suo marcio bisbiglio
sulle piastrelle e le seggiole a stringhe
che, da tempo, lo conoscono già.
E viverci non come i matti
ma come gli illusi a metà.
Sfruttamento di anziani malati parte seconda
L’ennesima morte di un parente
nella campagna fatiscente,
con gli inverni che si fanno pubblicità
sul tuo viso la sera. Anche questa
è una possibilità,
farsi forza parlottando in cucina,
vivere per strada, fuori contesto,
le dieci di mattina,
su luci che non vedevi da un po’.
E pensare però che dopo marzo
la violenza si chiama primavera.
Trasloco
Andare a stare dove stagna l'autunno
tra marcite di nebbie che la sera scorta
ed essere il vino, la bici da donna
poggiata alle ruggini di una ringhiera,
la porta d'ingresso che un'edera antica
comincia già a incendiare di rosso.
Qualcosa c'era
e tu non credi che possa
tornare,
ma non è detto che sia questo
il male.
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Francesco Targhetta (Treviso, 1980) ha pubblicato la plaquette Le cose sono due (Valigie Rosse 2014), Premio Ciampi Valigie Rosse, il romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie (Isbn 2012; Mondadori 2019) e il romanzo in prosa Le vite potenziali (Mondadori 2018), Premio Berto e finalista Premio Campiello.
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