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«Lingua viva»: recensione a "Le poesie di Jurij Živago" di Boris Pasternak

Immagine del redattore: Alessandro PertosaAlessandro Pertosa

Le poesie di Jurij Živago (Crocetti 2024) di Boris Pasternak incarnano la dimensione lirica del ben più celebre romanzo Il dottor Živago, fungendo non solo da appendice ma da vero e proprio complemento alla narrazione in prosa.

Questa raccolta poetica rivela al lettore la profondità interiore del protagonista, offrendo un accesso privilegiato alla sua visione del mondo e alla sua sensibilità spirituale. Tradotte con finezza da Clara Strada Janovic, le poesie mantengono la forza espressiva dell’originale russo e restituiscono al lettore italiano tutta la potenza evocativa della parola estetica pasternakiana, che si sviluppa su un arco tematico ampio e variegato: la natura, l’amore, il tempo e la spiritualità.

La natura, elemento fondamentale per lo scrittore russo, assume una funzione rivelatrice, quasi mistica. Nei versi di Marzo, ad esempio, Pasternak trasforma il paesaggio primaverile in un organismo vivo, in cui il disgelo e il fango simboleggiano il rinnovamento esistenziale.

Il tema della rinascita emerge con prepotenza anche nelle poesie di ispirazione cristiana, tra cui Settimana Santa e Resurrezione, che rimandano all’idea di una redenzione universale del creato. L’amore è un altro nodo centrale della raccolta, ma non viene qui inteso come un amore meramente sentimentale. Tutt’altro. L’affetto e la passione si intrecciano alla sofferenza, al distacco, alla consapevolezza della caducità umana. Amore è dare voce e corpo a quella lingua viva che prova poeticamente a dire ciò che non può essere detto, e che con tutto il timore e tremore non può comunque esimersi dal balbettare qualcosa. L’indicibile. L’impronunciabile.

In La notte bianca, Pasternak dipinge un ritratto malinconico della memoria amorosa, sospeso tra la nostalgia del passato e l’accettazione del tempo che scorre. Una sorta di frizione fra il desiderio di recuperare i bei momenti andati e la tacita accettazione di un destino che, inesorabile, non lascia alcuno spiraglio nemmeno alla speranza di sognare ciò che è ormai irrimediabilmente perduto.

Ma questo sapore dolce-amaro viene mitigato dall’orizzonte di fede. L’elemento cristiano permea infatti molte composizioni, sia nella loro simbologia che nella riflessione esistenziale. Amleto, il componimento che apre la raccolta e una delle poesie più celebri, rivisita la figura shakespeariana del principe di Danimarca come emblema del dubbio e della predestinazione, richiamando al contempo il Cristo nel Getsemani («Mi fissa il buio della notte / con mille binocoli puntati. / Se solo è possibile, Abba Padre, / allontana da me questo calice). Qui Pasternak riflette sul destino dell’artista e sulla solitudine, temi ricorrenti nella sua poetica e che richiamano aspetti palesemente biografici.

Boris Pasternak, Alma Poesia, Crocetti

Lo stile delle poesie di Jurij Živago è al contempo semplice e solenne, caratterizzato da immagini potenti e da una musicalità che traspare anche nella traduzione. Pasternak utilizza un linguaggio essenziale, privo di orpelli, ma carico di significati simbolici e di una profonda intensità espressiva. La sua scrittura poetica si distingue per l’uso di metafore legate agli elementi naturali, e per una sintassi che alterna momenti di quiete a improvvisi scarti ritmici, riflettendo il tumulto interiore del protagonista.

Più che una semplice raccolta di poesie, Le poesie di Jurij Živago possono essere lette come il testamento spirituale di Pasternak. Un’opera in cui il poeta russo condensa la propria visione del mondo e il suo dissidio interiore, che passa per la ricerca di un senso nell’arte, nella fede e nella natura, in contrasto con la brutalità della storia e delle ideologie oppressive.

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