Commento a "Pensieri all'altare" di Dario Talarico
- Alessandra Corbetta
- 1 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Dario Talarico, in questa poesia tratta dalla raccolta Il coraggio di non lasciare il segno (Puntoacapo Editrice 2019) ricorda che ogni promessa, compresa quella matrimoniale, si basa sulla parola e sul significato rituale che a essa viene attribuito; così pure l’amore è poco più o poco meno che un insieme di sillabe, pronunciabili anche con il suono del silenzio. Talarico, mediante un versificare dialogico e quasi provocatorio, invita in realtà a riflettere sullo svuotamento di senso da cui oggi la parola è afflitta, intrappolata in quella morsa abuso/assenza dalla quale, con fatica, deve divincolarsi. L’impoverimento delle relazioni, di cui tra gli altri Zygmunt Bauman ci ha fornito una fotografia assai nitida, è anche impoverimento del linguaggio, che Talarico, con la chiusa «Vuoi sposarmi, amore?», ci butta in faccia con tutta la sua gravità e conseguente necessità di immediato rinvigorimento.

PENSIERI ALL’ALTARE
C’è un silenzio che non è pigrizia della parola.
… E mi sembra già di vederci. Come crostacei
interessati solo a ripetersi la pancia, finalmente
pronti ad avverare la nostra pretesa infantile
– di essere amati da quel che si ama.
Ormai buoni solo a invidiare
la vita spericolata dei pesci rossi,
e il loro coraggioso sognare
– un acquario migliore.
Mi sembra già di vederci. Con
una vita intera – per imparare
insieme – ad accontentarci di noi.
– C’è un silenzio che non è pigrizia della parola.
E tanti silenzi quanti modi di parlare.
Forse – solo ciò che è svincolato da ogni utilità
può essere davvero utile al nostro bene-stare.
E se qualcosa è certo, e che non è pudore.
Ce ne siamo accorti. Ce ne siamo accorti
quasi a malincuore: l’essere umano
non ha più imbarazzo della sua nudità,
ma della sua eventuale imperfezione.
– ≪Vuoi sposarmi, amore?≫

Dario Talarico nasce a Roma nel 1990. Suoi testi sono apparsi in volumi di poesia contemporanea quali Trifolium (Caravaggio, 2010), le antologie 2013 e 2014 del Premio Alda Merini e Il Segreto delle fragole (a cura di G. Oldani e M. Bignotti, LietoColle, 2015). È stato presentato in diversi programmi radiofonici e ha rilasciato interviste televisive per Se Scrivendo e 10 libri della piattaforma Sky. Nel 2013 ha tenuto a Trieste la relazione Artigianato artistico durante il Forum Mondiale «Right to Dialogue», e l’intervento è stato pubblicato nel volume bilingue Città / Globale - Global / City (a cura di G. Valera Gruber, Ibiskos, 2014). Ha collaborato con blog e riviste letterarie quali La poesia e lo spirito, L’EstroVerso e Monolith. Dopo aver ritirato i primi due libri dalle stampe, rimane in commercio La farfalla di piombo (LietoColle, 2013) e Il coraggio di non lasciare il segno (puntoacapo, 2019 – finalista Di Liegro XI edizione e Menzione Speciale Alda Merini V edizione). Ha vissuto in un bosco per circa quattro anni.
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