ALESSANDRO PERTOSA è nato a Civitanova Marche (MC) il 18 agosto 1980.
Scrittore, poeta, drammaturgo e operatore culturale, i suoi interessi spaziano tra la filosofia, il teatro e la poesia. Insegna Filosofia teoretica e Antropologia filosofica all’ISSR di Ancona (sede marchigiana della Pontificia Università Lateranense) e Drammaturgia e scrittura teatrale all’Accademia Nuovi Linguaggi di Loreto. È docente di scrittura creativa e teatrale in laboratori e workshop internazionali per il programma Erasmus+. Tiene da alcuni anni lezioni e seminari di filosofia, poesia e scrittura teatrale presso Istituti Superiori e Università europee. Collabora con musicisti, pittori, commedianti e curatori di festival. Ha pubblicato vari saggi di filosofia, di critica letteraria, raccolte poetiche e testi drammaturgici. Alcune sue opere poetiche e teatrali sono tradotte e rappresentate all’estero. Negli ultimi anni ha curato l’edizione del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani di Giacomo Leopardi (Lindau 2017); ha tradotto dal latino i Canti per Lesbia di Catullo (Cartacanta 2020). Sue poesie sono state tradotte in francese (da Marilyne Bertoncini su Recours au Poème e Phoenix), in macedone (da Ismail Iliasi, sulla rivista Vlera) e in inglese (da Gabriele Codifava su Journal of poetry).
I suoi ultimi libri di poesia sono: Passio. Con gli occhi degli altri (Cartacanta 2019; vincitore del premio nazionale biennale di poesia Camposampiero 2020); Biglietti con vista sulle crepe della storia (Puntoacapo editrice 2020); Amami non amarmi (Edizioni Azzardate 2021). Nel mese di Aprile 2022, nell’ambito del Festival Internazionale di Teatro tenutosi a Siviglia, presso il Teatro Maria Auxiliadora, la compagnia italiana Nuovi Linguaggi ha messo in scena un suo dramma, Ignazio. Nel mese di Novembre 2022, in una coproduzione italo-lusitana, il suo testo, Il cancello, verrà messo in scena dalla Compagnia italiana Nuovi Linguaggi (in Italia) e dalla Compagnia portoghese ASTA-Teatro e Outras Artes.
Dice della poesia: «Per me la poesia è un dare voce a ciò che non può essere nominato. La parola poetica è al tempo stesso un abisso e un conatus; è uno sforzo infinito di nominare l'innominabile. In un certo senso, la parola poetica prova a dire ciò che non si può dire, sapendo di non poterlo dire, ma volendo dirlo lo stesso. Dentro questa impossibilità di dire sta tutto il clamoroso segreto della poesia.»